Una #sciarpasospesa per donare calore: anche quest’anno a Bologna, sotto il portico di Palazzo d’Accursio che si affaccia su Piazza Maggiore, c’è #PinoSciarpa l’albero dove possiamo lasciare sciarpe, berretti, guanti per chi ne ha bisogno.
Questo articolo venne scritto la prima volta a fine 2016/inizio 2017 per descrivere un problema: la mancanza di cannabis terapeutica o che non si trova cannabis nelle Farmacie Italiane. Detto in altre parole, i pazienti si recano in unaFarmacia Galenicacon una ricetta di cannabis medica (cannabis terapeutica) e si sentono rispondere che
non c’è cannabis e non si sa quando arriverà
non c’è cannabis, si sta aspettando da settimane/mesi, ma non arrivano rifornimenti
hanno solo una piccola quantità da dispensare, non si sa se riusciranno a dare tutto il quantitativo in ricetta.
Poiché il tema trattato è ancora attuale, l’articolo è stato aggiornato e verrà fatta una dettagliata analisi della situazione, quali sono i possibili motivi della mancanza cannabis terapeutica e perché Associazioni, Pazienti e Farmacisti lamentino chein certe condizioninon si trova cannabis medica in Italia.
Cosa significa tutto questo? Perché c’è mancanza cannabis terapeutica?
Perché “semplicemente” si ripete, purtroppo ciclicamente, un fenomeno legato alla bassa disponibilità di cannabis medica in Italia.
Ma cosa vuol dire ” non si trova cannabis medica” o “c’è mancanza cannabis terapeutica”?
Si intende quando un paziente di una certa Regione ha problemi nel ricevere(tempi lunghi, quantitativi inferiori, ecc…)la terapia con cannabis medica ordinata dal Medico in ricetta.
La carenza cannabis terapeutica è fonte di sofferenza e dolore in molti pazienti.
Quando è nato il problema e perché a volte non si trova cannabis in Italia?
Storicamente, le prime segnalazioni localizzate di mancanza cannabis terapeutica nelle Farmacie Italiane iniziarono nel 2016 quando ci fu un rapido incremento nelle prescrizioni (e di conseguenza nella richiesta) di cannabis medica.
Carenza nel 2017
A metà 2017, a seguito di comunicazione ufficiale dalla Ditta Bedrocan BV Olandese, si ebbe unacarenza cannabis medica varietà Bediol fino a fine Ottobre 2017. A questa si aggiunse unacarenza e/o mancanzadi Bedrocan, Bedica e Bedroliteche durò qualche mese e si protrasse fino a inizio Novembre 2017.
Nel 2017, la ditta BedrocanBV (quella che produce lacannabis medica olandese importata in Italia), rispondeva così a chi chiedeva spiegazioni sulla carenza di cannabis medica in Italia (clicca l’immagine per ingrandirla):
Mmmm….
Si segnalava il superamento di metà della quota di importazione concordata a metà anno e che quindi, non sarebbe bastata ad arrivare a fine anno.
Di fatto, il motivo del problemaerauno solo:il limite alle importazioni di cannabis medica in Italia, unito ad una insufficiente produzione di cannabis medica in Italia. Per capirlo, è necessario specificare da dove arriva la cannabis medica nelle Farmacie Italiane (v. dopo).
La carenza cannabis medica in Italia si verifica principalmente perché c’è una importazione insufficiente delle varietà (strain) richieste
Mmmm….
Si segnalava il superamento di metà della quota di importazione concordata a metà anno e che quindi, non sarebbe bastata ad arrivare a fine anno.
Di fatto, il motivo del problemaerauno solo:il limite alle importazioni di cannabis medica in Italia, unito ad una insufficiente produzione di cannabis medica in Italia. Per capirlo, è necessario specificare da dove arriva la cannabis medica nelle Farmacie Italiane (v. dopo).
La carenza cannabis medica in Italia si verifica principalmente perché c’è una importazione insufficiente delle varietà (strain) richieste
Carenza nel 2018
Per la mancanza cannabis terapeutica, il Ministero della Saluteconcretizzò un bando eccezionaleper l’importazione di cannabis medica di tutte le 3 principali varietà di cannabis medica (alto THC, basso THC e contenuto dimile di THC e CBD), vinto da Aurora/Pedanios che permise di distribuireconcretamentecannabiscanadesea partire da marzo 2018.
Verso Maggio/Giugno del 2018, poi, seguì un incontro tra i fornitori (importatori) italiani di cannabis e l’Ufficio Centrale stupefacenti dove venivaconcordatodi limitare l’importazione mensile a un tot di Kg allo scopo di distribuirla omogeneamente tra Ospedali e Farmacie territoriali.
Sull’argomento, si riporta anche l’intervista rilasciata dal Dr. Marco Ternelli nel 2018 a Farmacista33,che può essere letta a questo link.
Carenza nel 2019
A inizio dell’anno, alcune associazioni di pazienti hanno segnalato la mancanza cannabis terapeutica, tanto da spingere il Ministero della Salute a intervenire con una nota scritta, rivolta a Medici, Farmacisti e rispettivi Ordini Professionali:
Per il Ministero NON risulta carenza di cannabis
Dalla lettura, si evince che per il Ministero della Salute NON risulta che non si trovi cannabis, anzi, che ci siano20 Kg di cannabis medica italiana inevasa(!) prodotta e stoccata dalloStabilimento Chimico Farmaceutico di Firenze. Chiede quindi indicazioni e verifiche da parte degli attori coinvolti.
Cose da sapere per spiegare la mancanza cannabis terapeutica
Quanti tipi di carenza di cannabis medica esistono?
Occorre fare unimportante distinguoquando si parla di carenza di cannabis medica, distinguendo tra carenza
Regionale
Nazionale
della singola Farmacia
di specifiche varietà (strain)
La carenza cannabis medica è costante durante tutto l’anno?
No, se si guardano gli gli ultimi 3 anni, si possono distinguere 3 periodi in cui la cannabis medica manca:
Inizio anno(mese di gennaio): a inizio anno, tra festività e rinnovo dei permessi annuali di importazione, passano settimane. Di fatto, le prime forniture di ogni anno, arrivano alle farmacie gli ultimissimi giorni di gennaio o (solitamente) i primi giorni di febbraio.
Estate(mesi di Luglio – Agosto): la carenza può esserci sia per chiusura estiva (ferie) degli uffici italiani e olandesi, sia per contingentamento da parte di Olanda (nel 2017) o Italia (nel 2016)
Fine anno(mesi di novembre e dicembre): anche qui un ruolo lo hanno le ferie e festività, ma soprattuto il fatto che a fine anno si raggiunge la quota massima di importazione preventivata (v. tabella dopo).
Nelle restanti parti dell’anno la cannabis medica è reperibile, più o meno agevolmente, nelle varie Farmacie.
Da dove arriva la cannabis medica nelle farmacie / Ospedali Italiani?
Da 3 fonti:
dall’Italia (coltivata e prodotta dallo Stabilimento Chimico Farmaceutico Italiano di Firenze)
dal Canada
(principale fonte) Olanda
Ora si legga questa tabella esplicativa sulle quantità di cannabis importate (stime) negli anni, incluso il 2019 (dichiarazione ufficiale):
*TEORICO: perché rispetto al dichiarato, lo Stabilimento Chimico Farmaceutico di Firenze non riesce a produrre, nel corso dell’anno, la quantità richiesta o per aumento continuo della domanda o per mancanza di serre/risorse per la produzione. Per il 2018, ad esempio, il Direttore dello Stabilimento Chimico Farmaceutico di Firenze (Colonnello Medica)ha dichiaratoche la produzione sarà di 150 Kg rispetto ai 200Kg inizialmente stimati.
La tabella sopra si può considerare praticamente in linea con idati diffusi ufficialmentedal Ministero della Salute sulla distribuzione della cannabis terapeutica in Italia nel corso degli anni:
Dati ufficiali. Considerate la linea VIOLA per avere un’idea dell’aumento esponenziale di prescrizioni e richieste di cannabis medica
Chi stabilisce la quantità di cannabis medica disponibile in Italia ogni anno?
In teoria, la quantità totale disponibile per anno è la somma di quella importata + quella prodotta. Come visto, la prodotta attualmente ha grossi limiti.
Esiste un documento mondiale redatto dall’International Narcotic Control Board, che contiene le stime annuali di consumo di sostanze stupefacenti, aduso medico e scientifico (di ricerca)inclusa la cannabis. Il documento ufficiale èscaricabile qui.
Somma delle stime di Italia, San Marino e Vaticano: 1,65 tonnellate
Questi sono dati ufficiali e rappresentano laquantità massima di cannabis che un Paese può avere/produrre.
Quindi in Italia, nel 2019 il valore è di 1650 Kg ossia 1,65 tonnellate. Tolti i 950 Kg potenzialmente previsti ad uso medico, rimarrebbero700 Kg per studi scientifici e ricerca (????)che, si ricorda, è sempre autorizzata (e quindi tracciata) dal Ministero della Salute.
E’ plausibile che Italia + San Marino + Vaticano richiedano 700 Kg di cannabis per la ricerca, ossia quasi la stesa quantità di cannabis ad uso medico? Oppure anche quelli o parte di quelli sono ad uso medico? Ma allora perché dichiarare solo i 950 Kg?
Come viene importata la cannabis medica in Italia?
Semplificando molto, ma rendendo comunque l’idea, i passaggi per l’importazione di cannabis medica da parte dei fornitori italiani autorizzati, sono:
rilascio dei permessi annuali di importazione (quelli del 2018 vengono rilasciati a partire dal 1 gennaio 2018, non prima) ad importatori/AUSL/Ospedali
accettazione, gestione dell’ordine di importazione/esportazione da parte dei due Uffici Stupefacenti (italiano e olandese)
pagamento da parte dei fornitori italiani in anticipo della cannabis olandese ordinata
spedizione all’Italia, stoccaggio presso fornitore, controlli di qualità
consegna alle farmacie.
Nonostante sembri un meccanismo farraginoso (e forse un po’ lo è), il fatto che ci siano 6 distributori autorizzati checontemporaneamenteavviano le procedure di cui sopra, permette di sopperire a rallentamenti che possono insorgere ed evitare (in teoria) che si abbia mancanza cannabis terapeutica
È un meccanismo“a cascata”, ossia se ci si blocca in un punto (es. ritardo da parte dell’Ufficio Centrale Stupefacenti nel rilasciare l’autorizzazione all’importazione), non si procede al punto successivo.
Motivi per i quali c’è carenza o mancanza cannabis terapeutica
Ed eccoci al cuore del problema.
I motivi individuabili del perché non si trova cannabis, possono essere i seguenti, che si presentano in modo variabile, discontinuo e alternato nel corso di un anno:
insufficiente disponibilità (importazione e produzione) di cannabis medica
insufficiente disponibilità di una specifica varietà
problemi produttivi o di consegna
recuperareshortageo rotture di stock richiede tempo e ulteriore disponibilità
ridotto numero di farmacie che fanno preparazioni galeniche e, più specificatamente, di cannabis medica
impossibilità da parte delle Farmacie di informare della disponibilità di cannabis medica
gestione della materia prima: quantità, scadenza, costi, acquisti
impossibilità di sapere il numeroesattodi ricette mediche di cannabis e la loro composizione
le quote annuali di cannabis stimate dalle Regioni non sono accurate
Insufficiente disponibilità (importazione e produzione) di cannabis medica
Premessa: lacodeinaè una sostanza derivata dall’oppio ad azioneanalgesica stupefacente(contro il dolore). Alcune Farmacie italiane preparano capsule, sciroppi, supposte a base di questa sostanza. Nessuno ha mai segnalato carenze. Perchè? Perché la quantità disponibile e reperibile presso i fornitori autorizzati è in grado di coprire (molto) efficacemente la domanda, che proviene dalle prescrizioni mediche.
Che c’entra con la cannabis? La cannabis medica ha invece il problema che non è sempre reperibile omogeneamente e/o in quantità: ne serve di più. E per averne di più, le strade sono 2:
aumentare la produzione (in Italia)
aumentare l’importazione (dall’estero)
Aumentare la produzione (italiana)
Ad oggi tutta la produzione è esclusiva dello Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze, anche se in futuropotrebbeessere possibile la collaborazione con privati.
GALLERIA CAVOUR Si sono accese le luci natalizie… foto Donata Tonelli
Solo và un’uomo in frack. Ha il cilindro per cappello Due diamanti per gemelli Un bastone di cristallo La gardenia nell’occhiello E sul candido gilet Un papillon, Un papillon di seta blu S’avvicina lentamente Con incedere elegante Ha l’aspetto trasognato Malinconico ed assente Non si sa da dove vien Ne dove và Chi mai sarà Quel’uomo in frack..
Bologna, 5 dicembre 2019 – Sei minuti per salvare un bimbo che, alla nascita, avrebbe rischiato di non respirare. Il caso ruota attorno a un tumore benigno dei vasi linfatici, chiamato igroma cistico o linfangioma, che occupava il collo di un neonato, e per il quale al Sant’Orsola si sono mobilitate tre équipe: ginecologi, anestesisti e chirurghi pediatrici. “La patologia, assai rara, si è sviluppata nella seconda parte della gravidanza – spiega il professor Gianluigi Pilu, direttore della clinica ostetrica – e la mamma, una donna immigrata, è stata inviata da noi.
La massa era molto voluminosa e quindi è stato necessario praticare un taglio cesareo per favorire la fuoriuscita del bambino in sicurezza. Quando si presentano questi casi, c’è il rischio che i bimbi non abbiano la capacità di respirare”. Gli specialisti non si sono fatti cogliere impreparati. “Siamo ricorsi al cosiddetto parto exit (ex utero intrapartum therapy, ndr) ossia a un trattamento del feto durante il parto – precisa il dottor Fabio Caramelli, direttore dell’anestesiologia e rianimazione pediatrica – metodica particolare, per il rischio di distacco di placenta e di emorragia, che viene eseguita solo nei centri ad alta specializzazione come il nostro. Al bambino, appena estratto dall’utero, non è stato tagliato il cordone ombelicale, in modo che continuasse a respirare come se fosse ancora nella pancia della mamma, mentre noi anestesisti, con il video laringoscopio, abbiamo liberato le vie respiratorie ostruite e poi siamo riusciti a intubarlo. In quanto tempo? In sei minuti, poi è stato tagliato il cordone ombelicale. Con me c’erano le dottoresse Lorena Pasini e Antonella Cardin Fontana”.
Il neonato è passato nelle mani dei neonatologi che hanno fatto tutti i controlli prima di trasferirlo in rianimazione pediatrica. E dopo qualche giorno è arrivato il momento dell’intervento per rimuovere il tumore. “La massa era enorme – sottolinea il professor Mario Lima, direttore della Chirurgia pediatrica – e occupava il collo, era attaccata alla carotide e arrivava fino alla colonna vertebrale, nel tratto cervicale, tanto da spostare anche l’esofago. Ho fatto un’asportazione radicale con una tecnica microchirurgica, indossavo occhiali che ingrandiscono il campo operatorio di due volte e mezzo. L’intervento è durato oltre tre ore e in sala operatoria erano presenti anche due miei assistenti, Giovanni Ruggeri e Michele Libri. Abbiamo preparato l’intervento con una ricostruzione tridimensionale della risonanza magnetica preoperatoria. Ora il bimbo è a casa”.
“Quella mattina la piccola goccia era pronta a cadere, quando, le labbra gelide del vento soffiarono e come un palloncino si gonfiò. Prese il volo. Cristallo leggero, fluttuando nell’aria sorvolò i tetti delle case. Sentì, per la prima volta, le risa dei bambini giocare in giardino, vide una coppia di innamorati baciarsi al riparo di un albero, una ragazza alla finestra osservare incantata. Cani correre, tuffarsi in mezzo alle dune bianche e scomparire. Un passante aiutare un’anziana signora. Spettatrice di un tale amore e felicità pura, ringraziò quella mattina. Fu grata di non essere caduta da comune goccia di pioggia. E prima di sciogliersi sull’asfalto espresse il desiderio (una volta evaporata e risalita al cielo) di rivivere un altro giorno sotto medesima forma”.
GALLERIA CAVOUR Si sono accese le luci natalizie… foto Donata Tonelli
Solo và un’uomo in frack. Ha il cilindro per cappello Due diamanti per gemelli Un bastone di cristallo La gardenia nell’occhiello E sul candido gilet Un papillon, Un papillon di seta blu S’avvicina lentamente Con incedere elegante Ha l’aspetto trasognato Malinconico ed assente Non si sa da dove vien Ne dove và Chi mai sarà Quel’uomo in frack….